Dove Conviene Investire?
- Federico Luigi Viviani
- 4 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Mi capita assai di frequente che, quando ho l’occasione di conoscere delle persone nuove (o incontrare degli amici) che scoprono che lavoro faccio, mi pongano subito quasi tutti questa stessa domanda: “In questo momento dove mi conviene investire”
La riposta giusta è una ed una soltanto:
DIPENDE.
Si, dipende. Questa (potrebbe sembrare paradossale ma è così) è l’unica riposta possibile per non risultare poco preparati o poco professionali.
Vista la premessa, coloro che mi chiedono a bruciapelo dove debbano investire, si aspettano il nome dell’ultima startup della Silicon Valley che è prossima alla scoperta di qualche fonte di energia pulita a basso costo. Ma, a ben vedere, è un po' come trovare il numero di un sarto sulle pagine gialle e, senza averlo mai incontrato prima, telefonagli chiedendogli: “mi fa un abito su misura che tra 6 mesi si sposa mio cugino?” E aspettarsi che lui risponda prontamente: “certo, un abito grigio taglia X con collo Y e vita Z, certo, venga a ritirarlo fra 3 settimane”.
Beh, invece alla domanda di dove un individuo del quale non ho ancora sufficienti informazioni dovrebbe investire i propri risparmi, posso solo rispondere: dipende.
Perché uno strumento adatto ad una persona può non essere assolutamente adatto ad un’altra. Un segmento di mercato può essere adatto ad un individuo ma non ad un altro. Persino due individui con le medesime caratteristiche possono essere destinatari di prodotti totalmente diversi.
Facciamo un po' di chiarezza.
Prima di poter formulare dei giudizi e dare consigli sull’allocazione dei risparmi e sulla costruzione di un portafoglio per un cliente, bisogna avere ben chiaro il quadro della situazione: quali sono i suoi obiettivi di investimento? Qual è la sua tolleranza di rischio?
Perché ogni strumento, ogni segmento di mercato, ogni momento del mercato presenta caratteristiche differenti, un rischio differente, una complessità differente. Ogni individuo ha infatti una tolleranza al rischio che dipende da tanti fattori diversi.
Alcuni di essi sono soggettivi: esperienza con vari tipi di strumenti ed operazioni, grado di scolarizzazione, grado di cultura finanziaria, tolleranza o appetito soggettivo per il rischio, il modo in cui si è venuti in possesso del proprio patrimonio (ad esmpio: eredità, vincita Enalotto o se è frutto dei propri redditi) e così via… Altri fattori sono invece oggettivi: come l’età, il sesso, l’entità del patrimonio disponibile, il livello del reddito percepito, eccetera eccetera. Una volta avuti il risultato del questionario Mifid e le risposte ad alcune delle precedenti domande, si arriva ad avere un intorno dell’entità del budget di rischio del cliente e si può porre un’ultima fondamentale domanda: di quanto sei in grado di vedere il tuo portafoglio in perdita senza per questo cadere in preda al panico più nero?
Solo allora si può procedere con altri fattori, come ad esempio: qual è l’orizzonte temporale che abbiamo a diposizione? Qual è l’obiettivo di investimento? (es. massimizzazione dei profitti, difesa del capitale, avere una rendita periodica aggiuntiva…)
Una volta terminata l’analisi ed ottenuto un profilo chiaro, è allora e solo allora che si può procedere con una asset allocation che sia davvero su misura per il cliente e dare finalmente una riposta alla domanda che ci siamo posti in partenza: dove e come conviene allocare il capitale?
Federico Luigi Viviani
FLV CONSULTING
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Disclaimer: il precedente articolo non è un sollecito ad acquistare alcuno strumento finanziario.
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